Antonio Turolo

Tradizione e rinnovamento nella lingua delle «Lettere scientifiche ed erudite» del Magalotti

In questa mia ricerca mi sono occupato di una raccolta di venti trattatelli eruditi, indirizzati dal Magalotti a vari suoi amici, e pubblicati per la prima volta dopo la morte dell'autore in una silloge unitaria: «Lettere scientifiche, ed erudite» del Conte Lorenzo Magalotti, Firenze, tartini e Franchi, 1721; a cura e con la prefazione di Tommaso Buonaventuri.
Le mie citazioni sono tratte appunto dalla «princeps» della raccolta, che conobbe in tutto sei edizioni (l'ultima fu quella di Milano, Società Tip. de' Classici Italiani, 1806).
Il materiale manoscritto superstite, autografo e non, si conserva in massima parte presso l'Archivio di Stato di Firenze, fondo Magalotti, proveniente dalla Biblioteca Ginori-Venturi.
Quanto alla data di composizione, le venti lettere si dividono con evidenza in due gruppi distinti: uno comprendente le prime sette unità, redatte anteriormente al 1667(anno di scioglimento dell'Accademia del Cimento, e di inizio delle'attività diplomatica all'estero del Magalotti); il secondo composto dalle rimanenti tredici, scritte dopo il 1693, e linguisticamente caratterizzate da un massiccio ingresso di forestierismi, e in generale da una maggiore libertà lessicale.
Lo scopo fondamentale della mia lettura è stato il confronto della posizione del Magalotti non già con le categorie astratte del "barocco moderato" o "toscano", ma con il complesso della tradizione letteraria toscana, rappresentata ufficialmente, in sede lessicale, dalle edizioni secentesche del Vocabolario della Crusca.

Dall'Introduzione

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